Il Belpaese, e in particolare l'ex governo Berlusconi,
finiscono nel mirino dei vertici europei.
Il caso Italia, ha dichiarato il 29
gennaio il commissario Ue Olli Rehn rievocando all'Europarlamento la crisi
finanziaria e politica di fine 2011, dimostra l'importanza dell'"effetto
fiducia" dei mercati sulla capacità di un paese di superare le difficoltà.
"L'Italia aveva preso impegni di - ha proseguito Rehn - consolidamento di
bilancio nell'estate 2011 per facilitare l'intervento della Banca centrale
europea (Bce) nel mercato secondario per acquistare titoli di Stato: quando il
governo dell'ex premier Silvio Berlusconi decise di non rispettare più gli
impegni assunti il costo del finanziamento per lo Stato è aumentato, poi con la
formazione del governo Monti la situazione si è stabilizzata.
Questo - ha
concluso - è un chiaro esempio di 'fattore fiducia'", che ha prodotto dei
risultati positivi in termini di premio sul rischio.
"Un anno fa - ha aggiunto Rehn - eravamo
seriamente preoccupati per la situazione di Italia e Spagna". Rehn ha
aggiunto che da un anno a questa parte nell'Eurozona sono state prese
"decisioni coraggiose" e l'Europa ha dimostrato "capacità di
reagire" alla crisi.
Tanto che adesso non si parla più di rischio di
fallimento dell'Unione monetaria.
Ciononostante, quanto fatto finora non è ancora
sufficiente. "Il 2012 è stato un anno in cui sono state prese decisioni
fondamentali per la riforma della zona euro", sottolinea. Ma "vi sono
ancora gravi problemi quali la crescita lenta e la disoccupazione elevata, e
quindi non possiamo accontentarci di quello che abbiamo fatto".
Per
questo, continua, "Dobbiamo riformare e ammodernare il nostro modello di
economia sociale".
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