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Bce, la Spagna fa slittare la nomina di Mersch


Slitta alla fine del mese di novembre la nomina del lussemburghese Yves Mersch nel comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce), dopo le tensioni dei giorni che si erano create per la mancata designazione di una donna.

Lunedì 5 novembre il Consiglio europeo ha comunicato che, per il momento, la sesta poltrona del comitato esecutivo (e la 23esima su 23 del consiglio direttivo) della Banca centrale europea rimarrà vuota. 

La questione, infatti, sarà affrontata nell'agenda del prossimo vertice, in calendario per il 22 e il 23 novembre, come spiega una nota "con l'obiettivo di prendere una decisione formale".

La nomina di Mersch ha raggiunto lo stallo dopo che il governo spagnolo ha manifestato la propria opposizione. 
Già lo scorso 25 ottobre il Parlamento europeo aveva votato contro Mersch non per motivi di merito ma per una questione di mancanza di candidature femminili. 

Si è aperta, però, anche una diatriba ulteriore che riguarda la rappresentatività. Se passasse la nomina di Mersch, infatti, la Spagna, per la prima volta, sarebbe l'unica, tra le quattro maggiori economie dell'Eurozona (Germania, Francia, Italia e Spagna) senza un proprio rappresentante nel comitato esecutivo. 

Si interromperebbe in questo modo una tradizione in vigore fin da 1998, anno di istituzione dell'authority europea che decide sui tassi di interesse di Eurolandia. Peraltro proprio il candidato lussemburghese era stato preferito, nel processo di selezione dei candidati, al concorrente spagnolo Antonio Sainz de Vicuna, attuale responsabile dell'ufficio legale della Bce.

Tra i possibili scenari, sta prendendo piede anche quello di una eventuale candidatura dell'ex ministra della Finanze spagnola, Elena Salgado.

Quest'ultima costituirebbe una soluzione che consentirebbe di risolvere i due problemi, ossia la mancanza di donne ai vertici della Bce e il fatto che il paese iberico non sia rappresentato adeguatamente, in un colpo solo. Da ricordare infine che secondo lo statuto della Bce, i membri del comitati esecutivo "sono nominati dal Consiglio europeo che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio previa consultazione del Parlamento europeo e del consiglio direttivo" dell'Eurotower.


Bce, è bagarre sulla nomina di Mersch, lettera di protesta di Schulz a Van Rompuy


Salgono sempre di più le tensioni tra Europarlamento e Unione europea a seguito della la nomina
del lussemburghese Yves Mersch nel comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce).
Nei giorni scorsi, il Parlamento europeo aveva votato contro la designazione di Mersch, non
per questioni di merito ma per la mancanza di candidature femminili. Va infatti ricordato che
se Mersch entrasse nel board della Bce sarebbe di fatto il sesto uomo del comitato esecutivo
ma anche il 23esimo su 23 del consiglio direttivo dell’authority monetaria chiamata in primis a
decidere sui tassi di interesse di Eurolandia. Un paradosso, almeno all'apparenza, se si considera
che in seno alla Commissione Ue c'è in corso una battaglia per imporre una percentuale minima di
donne nei consigli di amministrazione delle aziende europee quotate.

Tuttavia, la presa di posizione dell'Europarlamento non è vincolante, tant'è che il presidente
del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, come del resto era ampiamente previsto, ha
deciso di avviare la cosiddetta "procedura scritta", ignorando il parere negativo. Van Rompuy
ha infatti inviato ai capi di stato e di governo dei 17 paesi dell'Eurozona una lettera per chiedere
l'approvazione della candidatura di Mersch, che era stata proposta a maggio dal presidente
dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker e avallata dall'Ecofin a luglio.

Ma l'atto di Van Rompuy è stato preso male dagli eurodeputati Sven Giegold (Verdi) e Sylvie
Goulard (liberale) che, a loro volta, il 2 novembre, gli hanno indirizzato una lettera di protesta
indicando che "la procedura scritta distrugge la fiducia reciproca", "non migliora la legittimità
democratica della Ue" e "non risponde all'esigenza di una cooperazione sincera" tra le due
istituzioni.

Sempre in tema di "quote rosa", va ricordato che, alla fine di ottobre, i commissari europei non
hanno trovato l'accordo sulla proposta della rappresentante della giustizia Viviane Reding che
avrebbe dovuto introdurre una percentuale minima di donne nei consigli di amministrazione
delle società quotate in borsa.

Come illustrato nel documento presentato lo scorso marzo, il sesso femminile oggi nei consigli di amministrazione europei non raggiunge il 14% dei componenti. "Non mi arrendo" ha detto Reding. "Il presidente metterà questo all'ordine del giorno della Commissione ancora una volta prima della fine di novembre". A fine mese, dunque, si potrebbe tornare a parlare di quote rosa in Europa (in Italia una legge simile è già in vigore).