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Euro-dollaro a 1,34 dopo la Bce e le parole di Draghi



Apertura dell'euro-dollaro a quota 1,34 nella seduta di venerdì 8 febbraio, il giorno dopo la riunione della Banca centrale europea (Bce), che ha lasciato i tassi di interesse di Eurolandia invariati. 

Sul tasso di cambio dell'euro, ha dichiarato il presidente della Bce, Mario Draghi, nella consueta conferenza stampa che segue la decisione sul costo del denaro europeo, "prima di tutto, bisogna dire che l'apprezzamento della valuta unica è un segnale di ritorno di fiducia nell'Eurozona. 

Al netto della fiducia, bisogna aggiungere che i cambi devono riflettere i fondamentali e, in via generale, i tassi di cambio reali e nominali dell'euro sono vicini alla media di lungo periodo". Il tasso di cambio è un elemento importante per la crescita e la stabilità dei prezzi "ma non costituisce un obiettivo in sé" delle politiche della Banca centrale, ha ribadito Draghi.

Quanto alla politica monetaria della Bce, il suo numero uno ha spiegato che "è accomodante, manterremo il regime di disponibilità illimitata alle aste di rifinanziamento e siamo pronti a fornire piena liquidità alle banche ove necessario". 

Riferendosi poi agli istituti di credito, Draghi ha spiegato: "Abbiamo risolto il problema del funding bancario, non possiamo agire su quello dei ratio di capitale e sull'avversione al rischio che ha raggiunto livelli elevati". 

La risposta è che "continueremo a fare tutto il possibile perché il flusso del credito riprenda, sempre entro il nostro mandato che è quello della stabilità dei prezzi". Allo stesso tempo "pensiamo che tutte le azioni che abbiamo intrapreso troveranno il loro sbocco nell'economia, così da permettere una ripresa graduale nella seconda parte del 2013".


Credit Suisse vede un rafforzamento dell’euro nel 2013


Lunedi 7 gennaio 2013 


In questi primi scorci del 2013, gli economisti di Credit Suisse colgono l'occasione per fare l'elenco di 13 temi che potrebbero risultare interessanti offrendo opportunità economico-finanziarie da sfruttare nel corso del 2013. "L'anno che abbiamo davanti - spiegano gli esperti della casa d'affari elvetica - dovrebbe essere quello in cui l'area dell'euro verrà fuori da una recessione relativamente lunga. Ci attendiamo una prova di questo nel breve termine piuttosto che nel lungo". Ciò perché "la fiducia nel business sta crescendo, in linea con una ripresa degli indicatori ciclici, che riteniamo debba proseguire ora che il problema del fiscal cliff (precipizio fiscale americano, ndr) è stato evitato".  Tutto questo, secondo Credit Suisse, supporta la tesi di una rivincita, nel 2013, per gli asset rischiosi di matrice europea, compreso anche il debito di Stato dei paesi periferici, finito più volte nel mirino della speculazione negli ultimi tempi.
Tra i punti elencati dagli esperti, ce n'è uno tutto dedicato alla Banca centrale europea (Bce), l’istituto europeo guidato dall’italiano Mario Draghi. In questo caso, secondo Credit Suisse, considerate le politiche monetarie fortemente espansive di altre grandi banche centrali, la Bce potrebbe essere forzata ad allentare la propria politica monetaria, passando così attraverso un rafforzamento dell'euro. In particolare, spiegano gli economisti, "un contesto in cui la politica della Bce è sistematicamente meno espansiva delle altre banche centrali dovrebbe essere un contesto in cui l'euro si rafforza, specialmente se ciò è associato con un elevato e crescente surplus delle partite correnti".
Proprio la moneta europea, proseguono gli esperti, "potrebbe essere il meccanismo tramite il quale la Bce sarà forzata ad allentare la politica monetaria nel corso di quest'anno". Ciò anche alla luce del fatto che "le sottostanti pressioni inflazionistiche sono basse e dovrebbero restare tali".