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Yen, per Barclays il deprezzamento sul dollaro ha ancora molta strada da compiere



Nella seduta di giovedì 31 gennaio, dopo la corsa senza tregua degli ultimi tempi, il dollaro è sceso nei confronti dello yen, a causa – a detta degli osservatori – di un dato macroeconomico che ha mostrato una contrazione dell'economia statunitense superiore alle attese.

Tuttavia, gli economisti di Barclays, in uno studio ad hoc sulla moneta giapponese in cui si interrogano sui livelli a cui potrebbe arrivare, fanno sapere: "Secondo le nostre previsioni, il deprezzamento dello yen ha ancora parecchia strada da compiere".

Le percezioni del mercato circa la crescita dell'economia nipponica, motivano la loro affermazione gli esperti della banca d'affari, "restano connesse ad aspettative di inflazione stabilmente basse".

E, ancora, in base alle mosse che si aspettano dal nuovo governo del Giappone, gli economisti di Barclays fanno sapere che "una larga e sostenuta debolezza dello yen potrebbe essere necessaria per spingere le attese di inflazione più in alto".

Ecco perché gli esperti di forex si attedono "una significativa svalutazione dello yen, o un significativo rafforzamento del dollaro a seconda di dove si guardino i termini della questione, prima di raggiungere questa fase macroeconomica".

Ma cosa significa tutto questo a livello di numeri? 

E' presto detto: gli economisti di Barclays in questo momento vedono un possibile deprezzamento della valuta giapponese a sei mesi a 96 contro il dollaro rispetto alla precedente stima di 90. 

Ancora più forte la variazione nei 12 mesi poiché la casa d’affari vede la valuta nipponica a 100 nei confronti del biglietto verde, contro la precedente aspettativa pari a 92.



Yen, per Fxcm va monitorato il livello 120,90 sull’euro



Ultima seduta della settimana segnata da una decisa accelerazione quella del 25 gennaio per la Borsa di Tokyo, dove gli investitori sono tornati ad acquistare a piene mani sulla scorta del nuovo scivolone registrato dallo yen. L'indice di riferimento, il Nikkei-225, è stato fissato a 10.926,65 punti (con un rialzo del 2,88% sulla vigilia), ovvero sul livello più elevato da metà aprile del 2010. 

La correzione della divisa nipponica, indicata nel durante fino a 121,31 sull'euro (119,73 alla rilevazione della sessione precedente della Bce) e fino a 90,69 dollari (89,99 alla chiusura in Europa), ha convogliato l'interesse soprattutto sulle società fortemente impegnate all'export. Dietro questo movimento c'è stata la speculazione sulle decisioni prese di recente, e quelle che starebbe per prendere, la Banca centrale giapponese. 

"Continua la debolezza dello yen giapponese - è il commento sul tema di Matteo Paganini, analista valutario di Fxcm Italia - sia contro dollaro americano, sia contro euro, a causa dei continui rumor che vedono potenziali iniezioni di liquidità da parte della Banca del Giappone (Boj) e soprattutto a causa delle aspettative che cominciano a vedere tassi in diminuzione, quindi verso lo zero assoluto". 

Secondo l'esperto valutario, infatti, "questo basta per assistere a vendite di yen strutturali, in grado di rientrare soltanto a causa di prese di profitto". 

Da monitorare con estrema attenzione è il livello di 120,70, "per assistere a correzioni contro l’euro, tenendo conto che un superamento di 120,90 può portare alla formazione di nuovi massimi. 

Guardando il posizionamento dello Speculative Sentiment Index sui cambi originari che compongono il cross EurJpy - conclude Paganini - ci possiamo aspettare tentativi di rottura. Il mercato retail è molto sbilanciato sul lato corto di EurUsd, il che potrebbe portare alla cattura di stop e al prosieguo delle accelerazioni".


Morgan Stanley inizia il 2013 comprando dollari


"Cominciamo l'anno comprando dollari" sul mercato dei cambi. 


E’ quel che scrivono gli economisti di Morgan Stanley Research in una nota diffusa il 7 gennaio, focalizzata per l’appunto sul Forex, e intitolata non a caso "Fx pulse". 

Per spiegare l'operazione gli analisti della banca d'affari a stelle e strisce fanno sapere: "Il nostro portafoglio valutario pesantemente esposto al rischio ha beneficiato della propensione al rischio del mercato durante la seconda metà del 2012, ma ora, con l'incertezza fiscale statunitense che potrebbe aleggiare sui mercati più di quanto inizialmente avevamo pensato, crediamo che i mercati, che stanno vivendo una fase toro (cosiddetta "bullish", ndr), potrebbero andare incontro a una correzione significativa".

Ecco perché gli esperti di Morgan Stanley, nella medesima nota, spiegano di avere inaugurato il 2013 acquistando dollari. 

Gli economisti, sempre a sostegno di questa tesi, offrono anche un quadro macroeconomico dell'attuale fase che stanno attraversando i mercati. 

"Mentre i dati asiatici sono fin qui rimasti forti - sottolineano - la performance economica più debole realizzata dall'Europa e il fatto che i consumi statunitensi stiano perdendo slancio rappresentano fattori che conducono a un aumento del rischio che anche i dati asiatici comincino presto a sorprendere in senso negativo".

Guardando poi in maniera particolare allo yen giapponese, gli esperti di Morgan Stanley evidenziano che la moneta nipponica, nel frattempo, ha già cominciato a perdere la propria caratteristica di "porto sicuro", "safe haven" in inglese, man mano che il governo domestico che si appresta a insediarsi alza il velo su politiche tese a indebolire la valuta. Secondo Morgan Stanley, in ogni caso, il Giappone, in questa fase necessita, di una moneta debole.


Yen sotto i riflettori in attesa delle elezioni politiche giapponesi



Secondo gli addetti ai lavori, sul mercato dei cambi, lo yen resta la divisa più osservata dagli operatori. 

Ciò in base al sospetto che l’eventuale vittoria elettorale del partito Liberaldemocratico di Shinzo Abe, il prossimo 16 dicembre, spinga verso politiche fiscali e monetarie eccezionalmente lasche.

A metà novembre, infatti, il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda ha sciolto la Camera bassa e indetto le elezioni anticipate, che si terranno il 16 dicembre anziché nel gennaio del 2013, come invece previsto dalla fine naturale della legislatura.

A questo punto, Noda dovrà vedersela principalmente con Shinzo Abe, scelto lo scorso settembre come leader del Partito liberaldemocratico.

Abe era già stato primo ministro del Giappone tra il 2006 e il 2007, ma era stato costretto a dimettersi dopo un anno per un problema intestinale causato dallo stress.

La campagna elettorale inizierà ufficialmente il 4 dicembre. 

La prospettiva più realistica è che il Partito Liberaldemocratico dei conservatori riprenda la guida del Paese, così che Abe possa riprendere in mano le redini. Questo nome sembra una minaccia per i socialdemocratici, che allertano sul rischio di peggiorare ulteriormente i rapporti con la Cina, peraltro già pesantemente compromessi proprio a causa delle politiche condotte dallo stesso Partito Democratico guidato da Noda. In conferenza stampa Abe ha dichiarato: “Ripristineremo la politica estera e ci appelleremo con forza agli elettori sulla necessità di ripristinare l’alleanza tra Giappone e Stati Uniti, che è stata gravemente danneggiata dal governo del Partito Democratico”.

Tornando allo yen, secondo gli esperti, la valuta nipponica si è deprezzata vistosamente contro praticamente tutte le maggiori divise, e con una volatilità che risulta in aumento.

Anche scontando una attenuazione dei toni maggiormente aggressivi di Abe rispetto a Noda, relativi alla necessità di indebolire il cambio e “ricondurre all’ordine” la banca centrale, in caso anche cambiandone lo statuto, lo yen resta debole anche per opera della realtà macroeconomica.

In questo campo, i riflettori sono puntati su un saldo di bilancia commerciale che sta deteriorandosi molto velocemente, soprattutto verso la Cina, per effetto delle tensioni politiche da rivendicazioni territoriali.