La Banca centrale europea (Bce), e i Paesi
dell'Eurozona, sono preoccupati che ulteriori rialzi dell'euro possano danneggiare le esportazioni
e ritardino l'uscita dell'area dalla crisi debitoria.
E' quanto scrive il 13
febbraio il quotidiano tedesco "Bild", senza tuttavia citare le
fonti.
Lo stesso giornale riferisce le parole del numero uno
della Bce, Mario Draghi, secondo cui i Paesi
periferici dell'Eurozona (Grecia, Spagna, Portogallo,
Italia) "stanno mettendo a segno evidenti progressi, stanno affrontando il
problema della competitività e devono continuare gli sforzi di riforma",
ma si tratta "di una strada lunga e difficile e non siamo ancora arrivati
alla meta".
Per Draghi, le riforme in questi Paesi "servono a un
migliore funzionamento delle economie. Questo va a vantaggio di tutti i
cittadini". Malgrado il miglioramento messo a segno a livello di deficit,
commercio estero e livello dei tassi, la disoccupazione in alcuni Paesi, come
Spagna, Portogallo e Grecia, è ancora molto elevata e in Grecia, l'economia è
ancora in recessione.
Intanto, il 13 febbraio la Bce ha assegnato liquidità
per 1 miliardo di dollari nel corso dell'asta swap settimanale condotta nel
quadro della cooperazione con lo sportello Taf della Riserva Federale.
All'asta, tenuta al tasso fisso dello 0,65% e con durata sette giorni, ha
partecipato una banca come la settimana scorsa e anche il volume è invariato
rispetto alle ultime due operazioni di questo tipo.
La linea di credito concordata
con la Fed resterà aperta, secondo quanto annunciato nel 2012, fino al febbraio
2014.
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