Nella seduta di mercato del 19 febbraio, la Borsa di
Tokyo ha terminato con un calo dello 0,31% dell'indice Nikkei 225 a 11.372,34
punti sulla scia di un contenuto apprezzamento dello yen.
Il progresso della
moneta nipponica, che anche se modesto ha spinto alcuni operatori a realizzare
su titoli di imprese legate al settore dell'export, ha fatto seguito alle
affermazioni del ministro giapponese delle Finanze, Taro Aso, che ha detto di
non aver intenzione di domandare alla Banca del Giappone (BoJ) di acquistare
obbligazioni di Paesi esteri e di non modificare la legge che governa la BoJ.
"Dopo la giornata di ieri, dove non si è certo manifestata volatilità -
commenta Matteo Paganini, analista valutario di Fxcm Italia, in una nota
diffusa il 19 febbraio - oggi potrebbero tornare dei movimenti interessanti sul
mercato.
Il discorso di Draghi al Parlamento Europeo è passato in sordina,
senza mostrare nessun effetto sulla moneta unica europea, che sta
congestionando ancora tra 1,3300 e 1,3400, livelli che potrebbero portare ad
accelerazioni, una volta rotti, verso 1,3250 o 1,3460 (con 1,3430 resistenza
intermedia)".
Sul fronte dello yen, secondo Paganini, "dopo la
pubblicazione delle minute della BoJ, all’interno delle quali si sono
confermati i messaggi sui nuovi target di inflazione previsti al 2%
(motivazioni macroeconomiche accettate di buon grado da tutti per giustificare
i movimenti di svalutazione, o meglio, secondo quanto volutoci trasmettere dai
leader mondiali, di perdita di valore relativa dello yen) abbiamo assistito ad
un tentativo di recupero della valuta nipponica, sia contro euro che contro
dollaro, senza tuttavia aver visto la rottura delle resistenze, che per il
momento rimangono valide e possono portare a nuove partenze a ribasso per la
valuta giapponese".
Ultimo punto d’attenzione, secondo l'esperto valutario
di Fxcm Italia, "risulta il dollaro australiano, dove la Rba ha lasciato
intendere che potrebbe procedere a nuovi tagli di tassi a causa del
rallentamento in essere dell’economia e all’inflazione in discesa (i prezzi
delle materie prime di certo non aiutano l’Australia, grande esportatore, in
questo momento)".
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