Yen, per Barclays il deprezzamento sul dollaro ha ancora molta strada da compiere



Nella seduta di giovedì 31 gennaio, dopo la corsa senza tregua degli ultimi tempi, il dollaro è sceso nei confronti dello yen, a causa – a detta degli osservatori – di un dato macroeconomico che ha mostrato una contrazione dell'economia statunitense superiore alle attese.

Tuttavia, gli economisti di Barclays, in uno studio ad hoc sulla moneta giapponese in cui si interrogano sui livelli a cui potrebbe arrivare, fanno sapere: "Secondo le nostre previsioni, il deprezzamento dello yen ha ancora parecchia strada da compiere".

Le percezioni del mercato circa la crescita dell'economia nipponica, motivano la loro affermazione gli esperti della banca d'affari, "restano connesse ad aspettative di inflazione stabilmente basse".

E, ancora, in base alle mosse che si aspettano dal nuovo governo del Giappone, gli economisti di Barclays fanno sapere che "una larga e sostenuta debolezza dello yen potrebbe essere necessaria per spingere le attese di inflazione più in alto".

Ecco perché gli esperti di forex si attedono "una significativa svalutazione dello yen, o un significativo rafforzamento del dollaro a seconda di dove si guardino i termini della questione, prima di raggiungere questa fase macroeconomica".

Ma cosa significa tutto questo a livello di numeri? 

E' presto detto: gli economisti di Barclays in questo momento vedono un possibile deprezzamento della valuta giapponese a sei mesi a 96 contro il dollaro rispetto alla precedente stima di 90. 

Ancora più forte la variazione nei 12 mesi poiché la casa d’affari vede la valuta nipponica a 100 nei confronti del biglietto verde, contro la precedente aspettativa pari a 92.



Rehn: “Ora non si parla più di rischio fallimento per l'Unione monetaria”



Il Belpaese, e in particolare l'ex governo Berlusconi, finiscono nel mirino dei vertici europei. 

Il caso Italia, ha dichiarato il 29 gennaio il commissario Ue Olli Rehn rievocando all'Europarlamento la crisi finanziaria e politica di fine 2011, dimostra l'importanza dell'"effetto fiducia" dei mercati sulla capacità di un paese di superare le difficoltà.

 "L'Italia aveva preso impegni di - ha proseguito Rehn - consolidamento di bilancio nell'estate 2011 per facilitare l'intervento della Banca centrale europea (Bce) nel mercato secondario per acquistare titoli di Stato: quando il governo dell'ex premier Silvio Berlusconi decise di non rispettare più gli impegni assunti il costo del finanziamento per lo Stato è aumentato, poi con la formazione del governo Monti la situazione si è stabilizzata. 

Questo - ha concluso - è un chiaro esempio di 'fattore fiducia'", che ha prodotto dei risultati positivi in termini di premio sul rischio.

"Un anno fa - ha aggiunto Rehn - eravamo seriamente preoccupati per la situazione di Italia e Spagna". Rehn ha aggiunto che da un anno a questa parte nell'Eurozona sono state prese "decisioni coraggiose" e l'Europa ha dimostrato "capacità di reagire" alla crisi.

 Tanto che adesso non si parla più di rischio di fallimento dell'Unione monetaria.

Ciononostante, quanto fatto finora non è ancora sufficiente. "Il 2012 è stato un anno in cui sono state prese decisioni fondamentali per la riforma della zona euro", sottolinea. Ma "vi sono ancora gravi problemi quali la crescita lenta e la disoccupazione elevata, e quindi non possiamo accontentarci di quello che abbiamo fatto". 

Per questo, continua, "Dobbiamo riformare e ammodernare il nostro modello di economia sociale".


Cambi, gli investitori si interrogano sull'apprezzamento dell’euro


"Sul mercato dei cambi, gli investitori si chiedono quale ulteriore potenziale di apprezzamento abbia l'euro". 

E' incentrato su questo il "Macromonitor" di inizio settimana dell'economista di Banca Monte dei Paschi di Siena, Mario Seminerio, che prosegue lo studio in questo modo: “E' verosimile che ciò dipenderà dalla normalizzazione dei tassi di breve termine europei, anche a seguito dei rimborsi anticipati dei prestiti della Banca centrale europea (Bce), da quanto un rialzo dei rendimenti sui Bund supererà quello sui Treasury, e da quanto gli investitori globali risulteranno sottopeso di attivi europei, e vorranno colmare tale gap". 

Nel frattempo, sul mercato dei cambi, il primo giorno della settimana si è aperto con l'euro-dollaro che viaggiava a 1,3447-1,3450, mentre sui listini europei il dollaro-yen ha aperto a 90,84-90,85, mentre l'euro-yen era posizionato a 122,14-122,17.

Riguardo lo yen, prosegue il "Macromonitor" di Seminerio, "gli annunci della Bank of Japan non appaiono al momento sufficienti a generare l'inflazione necessaria a spingere gli investitori domestici ad alimentare deflussi di capitali, ma l'incertezza resta elevata, così come la dimensione prevalentemente politica di questo cambio".

Non solo. Secondo Seminerio, "semplici acquisti di titoli di stato domestici da parte della banca centrale giapponese non appaiono in grado di compiere il lavoro previsto, ma l'eventuale acquisto di obbligazioni estere resta una minaccia da non sottovalutare. 

Sotto osservazione - mette infine in guardia l'economista di Mps - anche eventuali reazioni del G7 alla politica giapponese dello yen debole, soprattutto se il saldo delle partite correnti di Tokyo dovesse smettere di deteriorarsi".



Yen, per Fxcm va monitorato il livello 120,90 sull’euro



Ultima seduta della settimana segnata da una decisa accelerazione quella del 25 gennaio per la Borsa di Tokyo, dove gli investitori sono tornati ad acquistare a piene mani sulla scorta del nuovo scivolone registrato dallo yen. L'indice di riferimento, il Nikkei-225, è stato fissato a 10.926,65 punti (con un rialzo del 2,88% sulla vigilia), ovvero sul livello più elevato da metà aprile del 2010. 

La correzione della divisa nipponica, indicata nel durante fino a 121,31 sull'euro (119,73 alla rilevazione della sessione precedente della Bce) e fino a 90,69 dollari (89,99 alla chiusura in Europa), ha convogliato l'interesse soprattutto sulle società fortemente impegnate all'export. Dietro questo movimento c'è stata la speculazione sulle decisioni prese di recente, e quelle che starebbe per prendere, la Banca centrale giapponese. 

"Continua la debolezza dello yen giapponese - è il commento sul tema di Matteo Paganini, analista valutario di Fxcm Italia - sia contro dollaro americano, sia contro euro, a causa dei continui rumor che vedono potenziali iniezioni di liquidità da parte della Banca del Giappone (Boj) e soprattutto a causa delle aspettative che cominciano a vedere tassi in diminuzione, quindi verso lo zero assoluto". 

Secondo l'esperto valutario, infatti, "questo basta per assistere a vendite di yen strutturali, in grado di rientrare soltanto a causa di prese di profitto". 

Da monitorare con estrema attenzione è il livello di 120,70, "per assistere a correzioni contro l’euro, tenendo conto che un superamento di 120,90 può portare alla formazione di nuovi massimi. 

Guardando il posizionamento dello Speculative Sentiment Index sui cambi originari che compongono il cross EurJpy - conclude Paganini - ci possiamo aspettare tentativi di rottura. Il mercato retail è molto sbilanciato sul lato corto di EurUsd, il che potrebbe portare alla cattura di stop e al prosieguo delle accelerazioni".


Cameron: "L'Inghilterra non gira le spalle all'Europa"



"Non stiamo girando le spalle all'Europa ma ci chiediamo come renderla più competitiva". Si è espresso così il premier britannico David Cameron parlando al World Economic Forum di Davos. Ieri Cameron, infatti, aveva suscitato polemiche poiché aveva annunciato l'intenzione di indire un referendum in Gran Bretagna sull'appartenza alla Ue nella prossima legislatura.

"Non abbiamo intenzione di entrare nell'euro", ha precisato oggi il premier inglese tornando sulla controversa questione, ma è quella la sede in cui si prendono le decisioni come quella dell'unione bancaria che hanno conseguenze sul Regno Unito. Cameron ha poi sottolineato di volere un'Europa più "aperta, flessibile e competitiva". Cameron ha, inoltre, indicato di essere "conservatore per quanto riguarda un basso livello di tassazione", aggiungendo: "Ma non sono un conservatore che sostiene che le imprese non devono pagare le tasse. Devono pagare una giusta aliquota". La bassa tassazione favorisce il mercato, ha anche messo in evidenza il premier britannico. Al prossimo G8, ha poi detto, la Gran Bretagna spingerà perché i temi siano commercio, tasse e trasparenza.

Il capo economista del Fondo monetario internazionale, Olivier Blanchard, ai microfoni della Bbc Radio 4, ha spiegato che "il governo del primo ministro britannico David Cameron dovrebbe rivedere e temperare il suo programma di austerità imposto al Paese. "Un processo di consolidamento fiscale più lento" nel Regno Unito potrebbe essere una misura "più opportuna".


Fxcm punta i riflettori sull’euro



Sui mercati dei cambi, la mattina del 23 gennaio, l'euro ha superato quota 1,333 rispetto al dollaro. 

Secondo l'analisi degli esperti di Fxcm, "l'euro mostra ancora una notevole forza e questo è testimoniato dai livelli a cui si trova non solo contro il dollaro americano, ma anche (e soprattutto) contro lo yen, piuttosto che con la sterlina e il dollaro australiano verso i quali ha mostrato, dopo due anni e oltre di costante indebolimento, importanti fasi di consolidamento e di possibile rialzo". 

D'altro canto, aggiungono gli esperti di valute, "è indubbio che la moneta unica sia rappresentativa di un'area economica che vive problemi enormi che si riflettono in gran parte delle variabili macroeconomiche, che puntualmente quando tornano agli onori della ribalta, anche solo per la percezione degli operatori finanziari nei confronti di questa o quella dichiarazione, sono in grado di muovere massicci flussi di liquidità necessari per spostamenti così importanti e veloci dei tassi di cambio".

Non ultimo, a questo proposito, è stato il Capo dei Ministri delle Finanze dell'Eurozona Juncker il quale si è mostrato preoccupato rispetto al recente e crescente apprezzamento dell'euro da egli considerato "pericolosamente alto". "Ciò - tirano le somme da Fxcm - inserito nell'attuale contesto caratterizzato da operatori focalizzati sul breve periodo, ha contribuito a creare la formula esplosiva per un movimento così importante e ha accelerato le prese di profitto anche di posizionamenti strategici a favore di euro di medio periodo. 

Tuttavia, e questo continua ad essere un tema fondamentale da oramai qualche mese, il mercato permane nella sua de correlazione laddove le liquidazioni di posizioni lunghe di euro non si sono allineate a quelle delle altre valute a più alto rendimento, dell'azionario e delle commodity, rimasti in gran parte in fase di consolidamento dei prezzi più recenti".


Cmc Markets: “Settimana chiave per yen e sterlina”



Per la Borsa di Tokyo, la prima seduta della settimana si è chiusa i rosso, complice il recupero dello yen sul mercato dei cambi. 

Nel dettaglio, la sessione del mercato nipponico del 21 gennaio è stata archiviata con un calo dell'1,52% per l'indice Nikkei, a quota 10.747 punti. 
Secondo gli esperti di mercato, tale flessione sarebbe da imputare principalmente dalle prese di beneficio seguite a un rafforzamento della valuta giapponese contro dollaro e euro. 

La mattina del 21 gennaio, poi, lo yen è tornato a scendere sotto quota 90 nei confronti del dollaro e sotto 120 nei confronti dell'euro.

Secondo Michael Hewson, Senior Market Analyst di Cmc Markets, "si apre oggi una settimana chiave per lo yen e la sterlina a seguito del poderoso calo registrato da entrambe le valute la scorsa ottava e in vista di appuntamenti importanti come la riunione domani della BoJ (Banca del Giappone, ndr) e la pubblicazione del Pil britannico del quarto trimestre dell'anno. 

La moneta nipponica - prosegue l'esperto di Cmc Markets - potrebbe tuttavia fermare momentaneamente la sua discesa qualora la banca centrale non dovesse comunicare un'ulteriore iniezione da 10 trilioni di yen e un nuovo target di politica monetaria legato all'inflazione e concordato con il nuovo governo". 

Anche così non fosse, mette in guardia Hewson, "prepariamoci in ogni caso ad un "sell on the facts"", ossia all'eventualità che le vendite sulla moneta possano comunque partire. Focus anche sulla sterlina che secondo l'analista di Cmc Markets "potrebbe accelerare le perdite in caso di rottura del supporto a 1,5825 contro il dollaro, mentre la moneta unica potrebbe superare 0,8420 contro il pound".




Sui mercati dei cambi non si scommette più contro l’euro



La mattina del 21 gennaio, il primo giorno della settimana, sul mercato dei cambi, l'euro-dollaro ha aperto le contrattazioni in area 1,3321-1,3323, per poi portarsi, in mattinata, al di sotto di quota 1,3302. 

A intervenire sull'euro, dalle colonne dell'economia del Giornale è stato nei giorni scorsi Carlo Alberto De Casa, analista della società ActivTrades basata a Londra. 

Secondo l'esperto valutario, "sui mercati valutari non si gioca più la scommessa sul crollo dell’euro. Anzi. Oggi non solo bisogna stare attenti a puntare sempre contro la moneta unica, ma bisogna pensare anche a entrare a favore dell’euro. Soprattutto nelle fasi in cui i mercati azionari sono impostati al rialzo, in quanto il cambio euro dollaro spesso è correlato con l’andamento delle borse”.

Non a caso, chi nei mesi passati è tornato con prontezza a credere alla solidità dell’euro è riuscito a guadagnare attraverso questa operazione. 

A un certo punto, spiega De Casa, come “sul dollaro la moneta unica stesse perdendo terreno con decisione: erano sufficienti 1,20 dollari per un euro. 

Poi, a fine luglio, l’intervento del Presidente della Bce Mario Draghi ha dato una svolta alla situazione. 

Quelle erano le parole che servivano ai mercati per evitare una disgregazione della valuta unica.

Passando invece a qualche previsione per il 2013, De Casa fa sapere di attendersi che la valuta unica oscilli in un intervallo tra 1,20-1,38, con una volatilità inferiore rispetto al 2012, ma ancora presente.

Secondo alcuni esperti, in questa fase, sul mercato dei cambi, focalizzando l’attenzione sugli Stati Uniti, resta l´attesa per i negoziati sul fiscal cliff (tagli automatici di spesa al primo marzo e serrata del governo il 27 marzo, in caso di assenza di accordo sull´innalzamento del tetto legale al debito federale). 

Resta poi da valutare la disponibilità dei Repubblicani a spostare in avanti il tetto di debito di circa un trimestre. 

In caso di eliminazione dei tagli di spesa per l´anno in corso (come auspicato implicitamente dal Fondo Monetario Internazionale, che ritiene che gli Stati Uniti abbiano già effettuato la stretta fiscale massima non controproducente, stimata a circa l´1-1,5 per cento di Pil), e di un innalzamento del tetto di debito per l´intero anno, si rimuoverebbero ostacoli alla crescita statunitense, sostenendo quindi una fase di propensione al rischio e di strategie di carry trade che indebolirebbero il biglietto verde.


Credit Suisse vede un rafforzamento dell’euro nel 2013


Lunedi 7 gennaio 2013 


In questi primi scorci del 2013, gli economisti di Credit Suisse colgono l'occasione per fare l'elenco di 13 temi che potrebbero risultare interessanti offrendo opportunità economico-finanziarie da sfruttare nel corso del 2013. "L'anno che abbiamo davanti - spiegano gli esperti della casa d'affari elvetica - dovrebbe essere quello in cui l'area dell'euro verrà fuori da una recessione relativamente lunga. Ci attendiamo una prova di questo nel breve termine piuttosto che nel lungo". Ciò perché "la fiducia nel business sta crescendo, in linea con una ripresa degli indicatori ciclici, che riteniamo debba proseguire ora che il problema del fiscal cliff (precipizio fiscale americano, ndr) è stato evitato".  Tutto questo, secondo Credit Suisse, supporta la tesi di una rivincita, nel 2013, per gli asset rischiosi di matrice europea, compreso anche il debito di Stato dei paesi periferici, finito più volte nel mirino della speculazione negli ultimi tempi.
Tra i punti elencati dagli esperti, ce n'è uno tutto dedicato alla Banca centrale europea (Bce), l’istituto europeo guidato dall’italiano Mario Draghi. In questo caso, secondo Credit Suisse, considerate le politiche monetarie fortemente espansive di altre grandi banche centrali, la Bce potrebbe essere forzata ad allentare la propria politica monetaria, passando così attraverso un rafforzamento dell'euro. In particolare, spiegano gli economisti, "un contesto in cui la politica della Bce è sistematicamente meno espansiva delle altre banche centrali dovrebbe essere un contesto in cui l'euro si rafforza, specialmente se ciò è associato con un elevato e crescente surplus delle partite correnti".
Proprio la moneta europea, proseguono gli esperti, "potrebbe essere il meccanismo tramite il quale la Bce sarà forzata ad allentare la politica monetaria nel corso di quest'anno". Ciò anche alla luce del fatto che "le sottostanti pressioni inflazionistiche sono basse e dovrebbero restare tali".


La Borsa di Tokyo scheggia sull’indebolimento dello yen


Forte rialzo per la Borsa di Tokyo nell'ultima seduta della settimana del 18 gennaio.

Il listino è, infatti, salito del 2,86% con la complicità della forte flessione dello yen rispetto al dollaro e all'euro. 

Per l'indice di Tokyo Nikkei, che ha archiviato la seduta a 10.913 punti, si tratta del livello finale più alto dall'aprile del 2010. 

Il tutto con volumi molto elevati e superiori ai 3,87 miliardi di pezzi passati di mano sul mercato. 

Secondo l'opinione prevalente, la moneta nipponica si è indebolita in vista della riunione del comitato di politica monetaria della Banca del Giappone (BoJ) in calendario per lunedì e martedì. 

Il mercato, in particolare, si aspetta che la Boj, spinta dal Governo giapponesi, ampli ulteriormente il piano di sostegno all'economia. Lo yen debole favorisce in Borsa i titoli esportatori, tra tutti Sony, non a caso nella seduta del 18 gennaio balzata del 12,20%, anche grazie all'annuncio della vendita del suo quartier generale Usa a New York per 1,1 miliardi di dollari.

Nella nota giornaliera su Borse e mercati dei cambi, Michael Hewson, Senior Market Analyst di Cmc Markets, fa notare che "i dati positivi provenienti dal mercato immobiliare e del lavoro americani e quelli migliori del previsto dalla Cina potrebbero spingere i mercati ulteriormente al rialzo prima di questo lungo weekend per gli Stati Uniti. 

A rafforzare ulteriormente il quadro risk-on - prosegue l'esperto - potrebbe essere l'indice di fiducia dell'Università del Michigan, mentre le borse europee rischiano di incontrare qualche difficoltà maggiore ad ottenere nuovi guadagni se si considera che si trovano già vicini ai massimi degli ultimi anni. Sul fronte valutario l'euro-dollaro continua a rimanere "cappato" a 1,3400, mentre il livello chiave da oltrepassare per inanellare un deciso rally è 1,35". 

Hewson evidenzia poi il rafforzamento ulteriore del dollaro statunitense nei confronti dello yen "con un nuovo massimo a 90,15 che avvicina ulteriormente l'obiettivo di 94".